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Breve riflessione su “Una giornata particolare”

Avete mai visto quel bellissimo film di Ettore Scola intitolato “Una giornata particolare”? Io l’ho visto ieri sera per la prima volta e posso dire con tutta onestà che è un’opera straordinaria. Molti di voi, giustamente, mi diranno: “Hai scoperto l’acqua calda!”. Infatti il film è del 1977 ed è uno più dei capolavori della nostra cinematografia. Anche se l’ho visto solo ieri, pazienza. Il bello dell’arte è che non ci sono scadenze particolari; puoi fruirne sempre. Certo, meglio se viviamo l’opera nel momento in cui viene presentata (giusto per la contemporaneità del messaggio), ma credo che una vita intera non basti per poter fruire dell’infinità di opere di cui disponiamo, che esse siano letterarie, cinematografiche, pittoriche. Moriremo tutti un po’ ignoranti.

La storia del film è semplice e si consuma durante le 24 ore di un giorno “particolare”. La vicenda infatti si svolge il 3 maggio del 1938, data dello storico incontro fra Hitler e Mussolini che, nell’anno successivo, porterà al famoso Patto d’Acciaio. Nello stesso giorno, in un condominio romano semideserto (gli altri condomini sono per le strade per assistere alla parata nazionale), avviene un altro incontro, assai più modesto ma altrettanto significativo, ovvero fra Antonietta (Sophia Loren) e Gabriele (Marcello Mastroianni). Antonietta è una donna insoddisfatta della sua vita e succube del marito, un fascista tutto d’un pezzo. Gabriele è un ex speaker radiofonico dell’EIAR (antenata dell’attuale Rai); affascinante, anticonformista e soprattutto antifascista. La donna si innamora di lui, ma quando Antonietta prende coraggio e decide di baciarlo, l’uomo le confessa di essere omosessuale, ed è questo il vero motivo per cui è stato licenziato dall’azienda (è triste vedere che le cose non cambiano mai. Anche se per altri motivi, le liste di proscrizione all’interno della Rai esistono ancora oggi…). I due discutono animatamente, ma Antonietta, pentita e dispiaciuta, torna da Gabriele e dopo una lunga chiacchierata e altre confessioni, si concedono l’uno all’altra per colmare il vuoto della loro solitudine. Non svelo il finale per quei pochi che ancora non l’hanno visto, anche se il contesto storico può farvi intuire come andrà a finire.

Già solo per la storia il film si sarebbe meritato un Oscar (ebbe solo due nomination). La coppia storica Loren-Mastroianni è spettacolare. Per la prima volta la Loren si mostra al pubblico non come una diva, truccata e avvenente, ma come una comune madre di famiglia condannata a occuparsi dei lavori domestici. E’ perciò vittima (in)consapevole del retaggio culturale dell’epoca in cui la donna non aveva alcuna possibilità né di emanciparsi né di realizzarsi professionalmente. La casa diventa perciò una sorta di confino da cui non può uscire. Ma Antonietta è anche una donna plagiata dalla figura del Duce, incapace di criticare le scelte politiche e sociali del paese. Tutto il contrario di Gabriele, antifascista, acculturato, dotato di un’ identità forte e al contempo sofferente, emarginato per la sua natura omosessuale. Scola ritrae due personaggi soli e incompresi, ma dal loro incontro si aprirà un sottile spiraglio di amore e di speranza. L’intera vicenda  è accompagnata dall’incessante radiocronaca della storica cerimonia nazionale; un ossessivo contrappunto sonoro che stringe i due protagonisti in un mondo che sembra farsi sempre più soffocante. Il contrasto fra esterno e interno è fortissimo. Verrebbe da dire: l’inferno è là fuori.

Vorrei ricordare almeno due dei tanti passaggi simbolici presenti nel film caratterizzati da una natura non esclusivamente diegetica:

1- I  protagonisti si incontrano grazie al merlo parlante di Antonietta che ripete sempre la solita frase: “Lascialo stare”, quasi ad ammonirla su ciò che accadrà in seguito. L’uccello fugge per cercare quella stessa libertà che in Italia, col passare degli anni, diminuirà sempre di più fino ad annullarsi con lo scoppio della guerra. Inoltre il suo ruolo sembra essere cruciale, giacché sarà l’uccello a condurre Antonietta fra le braccia di Gabriele e dunque a indicarle la strada per una maggiore consapevolezza sulle contraddizioni del fascismo

2-Gli appartamenti di Antonietta e Gabriele diventano luoghi di confessione in cui i segreti e le paure dei personaggi si svelano progressivamente. C’è un punto in cui Mastroianni guarda la sua stanza dalla finestra di cucina di Antonietta e in quel momento ha l’impressione di vedere se stesso dall’esterno. La scena è catartica; il velo è pronto a cadere

La scena migliore del film, tolta la confessione di Gabriele sulla terrazza condominiale, è senz’altro quella in cui i due personaggi fanno l’amore. Girata in modo impeccabile, la scena è spoglia, cruda e al contempo carica di un amore che va oltre la semplice attrazione fisica. Gabriele è sopraffatto dalla situazioni (dalle espressioni di Mastroianni sembra un bambino debole e intimorito), ma nonostante il loro sia un rapporto proibito (lui antifascista e omosessuale, lei fascista e sposata) egli sa di averne bisogno quanto Antonietta. Mentre fuori il popolo si prepara a far la guerra, chiusi in una stanza due esseri umani si aprono l’uno all’altro senza alcuna paura.

“Un giorno qualunque” è un film sull’amore, sull’ipocrisia dei pregiudizi e sulla loro crudeltà. E’ il ritratto di un paese attratto da false ideologie che celano la verità agli occhi del popolo. La partecipazione emotiva è assicurata. Certamente, uno dei film italiani più onesti e toccanti mai realizzati. L’Italia di oggi è un paese diverso, ma l’indole di seguire chi si eleva sopra il branco con la presunzione di risolvere i problemi e di lasciar fare tutto a lui, è sempre la stessa. I film, come l’arte in genere, servono anche ad apprendere errori passati affinché non vengano più commessi.

Ecco, magari non ne abbiamo visti abbastanza…

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